L’editore Pagliai acquista e salva il Teatro Niccolini («Il Giornale della Toscana»)
L’intenzione è trasformare in due anni le rovine del locale in via Ricasoli in un attivo centro culturale. Toni, l’ultimo direttore: «Enti pubblici disattenti»
Il Teatro Niccolini di via Ricasoli, il più antico della città, è stato acquistato dall’imprenditore fiorentino Mauro Pagliai, editore di Polistampa. Grazie a questa novità, l’antico luogo di spettacolo potrebbe interrompere una chiusura che dura da undici anni. Conosciuto fino a oggi come editore e organizzatore di eventi culturali, Pagliai intende trasformare in due anni le rovine del Teatro Niccolini in un centro culturale polivalente dedicato alla cultura europea dove, accanto alla stagione teatrale, troveranno spazio mostre, convegni, una libreria e un caffè letterrio. Un edificio di enorme interesse storico e archietettonico, ormai abbandonato all’incuria da anni: un caso emblematico di degrado artistico e culturale quello del Teatro Niccolini, già Teatro del Cocomero, uno dei primi esempi di teatro all’italiana, ancora dotato dell’originale struttura lignea settecentesca. Fu fondato, fra gli altri, da don Lorenzo di Ferdinando I de’ Medici nel 1648 e costruito nel 1652, ancor prima della Pergola; quindi inaugurato nel 1658. Il Niccolini – che ha assunto questo nome solo nel 1861, dopo che l’antico Teatro del Cocomero aveva preso anche la denominazione di Teatro degli Infuocati col motto a tempo infocato e come simbolo una bomba – ha ospitato la stagione di prosa del teatro Stabile di Firenze, è stata la casa di Paolo Poli, il palcoscenico dove Carlo Cecchi ha realizzato gli spettacoli più applauditi e dove Carmelo Bene commosse un pubblico gremitissimo recitando Leopardi. Quest’ultimo aveva realmente frequentato il Teatro del Cocomero tra il 1827 e il 1828 e tra il 1830 e il 1833 e a questo legame nel giugno del 1998 venne dedicato un convegno di studi. Il teatro, come detto, è inattivo ormai dal novembre del 1995. Da allora si sono susseguiti i tentativi di salvataggio e di riapertura. Ma i problemi che hanno afflitto lo storico teatro di via Ricasoli, certamente anche quelli economici: fu in seguito agli otto miliardi (di lire) di debiti accumulati che fu dichiarata fallita la precedente società. Un altro tentativo di riapertura del teatro (che negli ultimi tempi era diventato cinema) venne fatto alla fine del 2000 da Paolo Coccheri, l’inventore delle Ronde della carità. C’era nell’aria la possibilità che diventasse uno show-room e così venne lanciata la proposta di un azionariato popolare o di un’intesa tra privati ed enti pubblici per trovare i fondi necessari per comprare il teatro della famiglia Ghezzi, che ne deteneva la proprietà, e per metterlo in sicurezza. Anche in quel caso le speranze andarono deluse. Un altro momento particolare della storia recente del Niccolini è legata a un episodio accaduto tra il 25 e il 26 ottobre 2002, quando circa 200 giovani della cosiddetta rete network che rivendicavano spazi a favore delle culture giovanili. L’occupazione iniziò di venerdì e, come annunciato dagli stessi portavoce, si concluse domenica 27 ottobre. Poi per quattro anni non è accaduto più niente di rilevante, sino all’annuncio di ieri mattina. Adesso è lecito sperare che il Niccolini abbia trovato finalmente l’ancora della propria salvezza. Quello di Mauro Pagliai, classe 1943, è un nome già conosciuto nell’editoria di cultura, nel mondo delle mostre e dei musei, in quanto fondatore e direttore della casa editrice Polistampa e della società di servizi Eventi Pagliai. L’imprenditore ha lasciato capire che conta di compiere entro il 2008 tutte le opere necessarie per la restrutturazione e l’adeguamento dell’edificio e tra i primi a complimentarsi è stato Roberto Toni, l’ultimo gestore-direttore del teatro. «Spero ci sia la giusta determinazione per portare sino in fondo l’impresa – ha detto Toni -. Personalmente mi fa piacere che riprenda l’attività dopo tanta disattenzione degli enti pubblici. E mi ricordo quanto fu profetica l’ultima produzione del Niccolini, undici anni fa – ha proseguito -; insieme a Carlo Cecchi mettemmo in scena Finale di partita di Samuel Beckett. Effettivamente spettacolo più adatto, per quel momento, non c’era».