“Christmas Tale” delicato e ironico – ispirato al Racconto di Natale di Dickens e, per l’acre umorismo malinconico e l’ambientazione partenopea, al Natale in casa Cupiello di Eduardo – Il Diavolo e il Presepe vuole essere un omaggio alla tradizione del presepe, in particolar modo del presepe napoletano, vera e propria espressione d’arte scultorea, come testimoniano i meravigliosi presepi del ‘700 e dell’800 conservati presso il Museo della Certosa di San Martino a Napoli; tradizione che si mantiene ancora viva nel capoluogo partenopeo soprattutto nelle affollate strade a San Gregorio Armeno, dove tuttora abili mani di “artigiani figurari” intagliano e modellano statuine che popoleranno i presepi di tutto il mondo.
Il racconto, in prima persona, del diavolo Potifar (interpretato sulla scena da Sergio Basile), si snoda con ironia e gusto per la citazione, mescolando personaggi storici – come lo scultore Giuseppe Sammartino, e il Principe di San Severo, suo committente – e fantastici – come il protagonista e la “Bella Georgiana” – tra eleganti atmosfere settecentesche e vocianti vicoli popolari, recuperando il carattere notturno e ìnfero del presepe e gli originali aspetti simbolici dei suoi personaggi.
Lo spettacolo si arricchisce del contributo visivo di Toni Verità, con le sue figurine presepiali “animate”, tratte dal grande repertorio iconografico dei presepi napoletani, e ispirate dalle “anatomies mouvantes” del genio settecentesco Vaucanson – proiettate su schermo e dialoganti con il protagonista – e dei brani musicali – che si alternano e sottolineano il racconto stesso – eseguiti dal vivo da una formazione da camera, costituita da giovani interpreti, composta da un quintetto d’archi e un fagotto. Le musiche sono in parte un lavoro di trascrizione dal repertorio barocco napoletano (Scarlatti, Paisiello, Cimarosa, Pampani) e in parte composte per l’occasione “a la manière de” dal Maestro Enrico Fabio Cortese. La regia è di Andrea Di Bari.
La Storia
Ambientato nella Napoli del ‘700, patria di uomini di scienza ancorchè in odore di alchimia e negromanzia, come Raimondo di Sangro per intenderci, il racconto narra le disavventure del diavolo Potifar inviato sulla Terra (nei giorni che precedono la Vigilia di Natale) per comprare l’anima… di Giuseppe Sammartino, il celebre autore del “Cristo velato” (che si può ammirare nella Cappella del Principe di Sansevero, a Napoli). L’incontro nell’atelier dell’artista – che non disdegnava di modellare statuine del presepe per illustri committenti (come lo stesso re Carlo III) – con una giovane modella, una meravigliosa donna originaria del Caucaso (la Bella Georgiana) e il conseguente colpo di fulmine (nella tradizione del “diavolo in amore”, come il Belfagor di Machiavelli e quello di Cazotte) portano il demone alla prevedibile rovina. Ignorato dalla bellissima ragazza che gli preferisce un prestante garzone, il diavolo, folle di gelosia, si dimentica della stipula del contratto con il Sammartino, fissata per il 31 dicembre alla mezzanotte, con la
conseguenza del ravvedimento religioso dello scultore e il fallimento della compravendita della sua anima… Trasformato per punizione da Belzebù in una grottesca statuetta di presepe (il “Nano con scimmie al guinzaglio”), per cento anni è costretto nella sua prigione di creta ad ammirare la Bella Georgiana (trasformata anche lei per vendetta diabolica in una figurina di presepe) che si
rivolge seducente ad una alto dignitario turco, a cavallo…n due scimmie al guinzaglio, perso in una turba di suonatori, e poco distante da l Liberato per intercessione dell’Arcidiavolo Belfagor dalla sua prigione di creta, infine, Potifar, privato dei suoi poteri diabolici, viene scacciato dall’ Inferno e costretto a vagare sulla Terra per l’eternità “fino alla fine dei tempi ed oltre ancora”…Ma ad ogni Natale l’ex diavolo, che fu anche un angelo in un tempo remotissimo, passa per Napoli, passeggia per San Gregorio Armeno, la strada degli artigiani figurari, e si avvia verso la Certosa di San Martino. In una grande sala, si ferma ad ammirare un presepe, il presepe detto Cuciniello – dal nome del collezionista che lo aveva donato al Museo – un presepe immenso con centinaia di
personaggi e 42 angeli, bellissimi… Lì, il diavolo Potifar si sofferma lungamente a guardare un nano, goffo e inturbantato, con due scimmie al guinzaglio, perso in una turba di suonatori, e poco distante da lui, la Bella Georgiana con accanto un alto dignitario turco, a cavallo……